Memorie di viaggio: Patagonia e Terra del Fuoco di Capodanno 2017-2018

Trascorso il Natale, inauguriamo il 2018 con il nostro tour più richiesto ed esclusivo: Patagonia & Terra del Fuoco di Capodanno.

Condivideremo questa avventura con cinque australiani, un messicano, uno svizzero e una coppia di italiani: Rodney, Steven, Richard, Ian, Ross, Charles, Alberto ,Claudio e Laura, che accogliamo a Osorno, il 27 Dicembre, per consegnare le moto da loro scelte per il viaggio: sette BMW R1200GS (di cui due ‘Adventure’) e una F800GS Adventure. Dopo il consueto briefing siamo seduti a tavola per la cena di benvenuto, dove i ragazzi socializzano fra di loro in attesa della partenza di domani.

Il tour si apre tra i tornanti del Paso Cardenal Samoré (1.314 mslm) ma, poco dopo la partenza, la GS Adventure di Stephen ha un problema tecnico al ride by wire ed è fuori uso; grazie alla nostra rete di collaboratori e fornitori, la moto in avaria viene sostituita con una Honda CRF1000L Africa Twin. Nell’attesa che la moto arrivi sul posto, il gruppo sorseggia un caffè caldo in riva al lago Puyehue.

Il circuito Llao Llao, bagnato da una lieve pioggerella, ci delizia dalle prime ore del nuovo giorno. Tra un mirador e l’altro, ammiriamo la maestosa vegetazione che contorna il lago Nahuel Huapi. La bellissima strada ricca di curve discende fino a El Bolsón, addentrandosi nel Parque Nacional de Los Alerces, laddove inizia lo sterrato. Le abbondanti precipitazioni dell’ultimo periodo hanno reso il terreno fangoso, i piloti ne approfittano per divertirsi o esibire derapate davanti all’obiettivo della videocamera.
Trevelín è la meta giornaliera e ad attenderci c’è una cena tradizionale argentina con vista sulla cordigliera delle Ande.

 

La celeberrima Carretera Austral ci attende! Rientriamo costeggiando il fiume Futaleufú e ammirando le cascate, il fiordo, i boschi rigogliosi, le pareti rocciose e i contadini che vi abitano.
La magica atmosfera subisce una brusca sferzata quando giungiamo a Villa Santa Lucía. Recentemente, una grave frana ha colpito la cittadina, sfollando gran parte degli abitanti. Nel 2009, mentre perlustravo il Sud America in solitaria, l’eruzione del vulcano Chaitén mi vide costretto ad evacuare e dirigermi verso Bariloche transitando proprio da qui. Era notte fonda e gli abitanti di questo villaggio mi avevano ospitato fra le mura delle proprie case e accolto alle loro tavole imbandite. Oggi, il villaggio mi appare irriconoscibile, travolto da metri di fango e schiacciato da un inquietante silenzio. Con un misto di stupore e tristezza, il gruppo di moto mi segue lungo il bypass che le forze dell’ordine hanno aperto solo un paio di giorni prima, mentre gli elicotteri dei carabinieri gestiscono la catastrofe provvedendo ai soccorsi.

L’asfalto ci porta fino a Puyuhuapi, ma i lavori in corso ostacolano la nostra marcia. Siamo a 5 km dal molo e a 15 minuti di navigazione dal lodge più esclusivo del viaggio che, in quanto tale, è raggiungibile solo via battello. Tuttavia, le opere di ampliamento della Carretera Austral hanno causato delle frane e un traghetto ausiliario permette al flusso di veicoli di bypassare la frana. Il disagio non è indifferente, le code sono lunghe e i tempi d’attesa decisamente dilatati; le moto vengono fatte salire prioritariamente, ma il veicolo di supporto rimane a terra. Spiego la situazione ai responsabili d’imbarco e, dopo una lunga negoziazione sull’altra sponda, riusciamo a far traversare il furgone arrivando tutti assieme al molo, evitando spiacevoli inconvenienti.
Tutti gli sforzi vengono egregiamente ripagati dal pomeriggio di relax nelle acque a 38°C, con uno spettacolare arcobaleno che tocca le sponde del Pacifico. La squisita cena a base di merluzzo e salmone freschissimi, pescati dalle acque appena solcate, corona al meglio questa cornice di beatitudine.

Tocchiamo i primi 1.000 km di viaggio riparando la foratura sullo penumatico posteriore della R1200GS di Ian. Ci inerpichiamo sui tornanti di montagna dove le enormi foglie di Nalca invadono la carreggiata. Scolliniamo, dopo un’eccezionale vista su ghiacciai e cascate, e raggiungiamo Coyhaique di buon’ora, dove ci prepariamo a ricevere il 2018.
Il radiatore di Richard si è incrinato a causa di una pietra, ma con del bi-componente e un po’di manualità, la perdita è scongiurata prima dell’aperitivo che apre le celebrazioni. La cena gourmet e le classiche danze che precedono il conto alla rovescia, sorseggiando pisco sour e collegandosi coi propri cari per lo scambio di auguri, si prolungano fino a tarda notte.

Il risveglio viene ragionevolmente posticipato e, soltanto a metà mattina, riprendiamo la Carretera Austral per costeggiare il maestoso lago General Carrera. I colori cangianti del paesaggio sono indescrivibili: le vette innevate si riflettono sull’acqua che, in base alla presenza e all’intensità del sole, variano tra il grigio scuro ed il turchese intenso.
La carovana sosta prima a Puerto Río Tranquilo per il pranzo servito in riva al maestoso lago e successivamente a Bertrand, dove alloggiamo. Durante la cena, una mandria di cavalli si rincorre in riva al lago Negro, interponendosi fra i nostri calici di vino e la vista delle Ande al tramonto.

Sotto a un sole raggiante che esalta la magnificenza di questa regione, affrontiamo la scalata della catena montuosa che ci riconduce al confine di stato. Voltando verso sud, l’orizzonte si appiattisce e si apre alla steppa attraversata dalla iconica Ruta 40, ma prima dobbiamo circumnavigare l’immenso lago General Carrera. In uno dei sinuosi tornati sterrati, Rodney perde il controllo e la sua moto riporta la perforazione del copri-valvole. Carichiamo il mezzo sul veicolo di supporto e raggiungiamo Chile Chico per valutare la miglior soluzione. Il gruppo unisce le forze e, raggiunta l’estancia designata per la notte, si ingegna nei lavori di ripristino sulla LC Adventure. Pulizia del pezzo danneggiato con alcool, carta vetrata, bi-componente unito ad un’intelaiatura “fai-da-te“ (ricavata da una spugna d’alluminio per pentole) e la magistrale coordinazione impartita da Ian, risolvono il problema.

La Ruta 40 funge da test ottimale per l’intervento e, con immensa gioia, Rodney continua il suo viaggio senza problemi!
La steppa patagonica ci conquista con le tonalità ocra, arancione e grigiastro che si estendono a perdita d’occhio. Facciamo rifornimento a Bajo Caracoles, unica stazione disponibile, prima d’imboccare un impegnativo fuoripista che ci condurrà ad un’altra estancia davvero magica. Al nostro arrivo, veniamo accolti da una famiglia che vive qui da generazioni semplicemente allevando bestiame ed ospirando turisti. Tutto trasuda di tradizione: animali al pascolo, scricchiolanti assi di legno, pelli e lana in lavorazione per la vendita, vini e birre tipiche ed il più autentico ‘cordero al palo’; la cena è un vero e proprio trionfo di sapori e canti andini intonati dal padrone di casa Tonchi, che arpeggia con la sua chitarra acustica.

L’indomani Richard, Charles, Claudio e Laura approfittano degli interventi di manutenzione sulle moto per scoprire la steppa patagonica in sella ai cavalli del ranch.
Ripresa la marcia in direzione El Calafate, pranziamo presso la locanda divenuta famosa per aver ospitato Butch Cassidy, Sundance Kid e Ethel Place, rinomati criminali in fuga dopo svariate rapine. Gli iceberg nei laghi Viedma e Argentino preannunciano il nostro arrivo in città: meta ricca di attrazioni notturne e ristoranti.

È proprio qui che trascorreremo il nostro giorno di riposo. Mentre sottoporrò le moto ad un’attenta revisione di liquidi, pastiglie e pneumatici, i ragazzi vengono prelevati dal nostro shuttle privato con guida dedicata e accompagnati ai piedi della “cattedrale del ghiaccio”, meglio conosciuta come ghiacciaio Perito Moreno.
Scoprire questo luogo dopo aver attraversato il Sud America in moto per oltre 2.000 km offre ai partecipanti un senso di conquista imparagonabile rispetto a coloro giunti qui volando!

Il giorno seguente, rientriamo nuovamente in Cile per scoprire in moto l’ottava meraviglia del mondo: il Parco Nazionale Torres del Paine. Il vento freddo e le fitte nubi che ricoprono le cime non ci permettono di goderci appieno i panorami incantevoli, ma la bellezza del luogo non passa inosservata. Dopo una lunga serie di soste presso i miradores che si affacciano su cascate e laghi splendenti, arriviamo in hotel. L’accoglienza fa presto dimenticare l’inconveniente meteorologico, tanto da farci stringere un buon proposito: anticipare la sveglia all’alba e rientrare nel parco il giorno dopo, prevedendo bel tempo.

Ci ritroviamo nella hall e capiamo che ne è assolutamente valsa la pena: le torri granitiche sono ben visibili e l’inconsueto orario ci dà accesso esclusivo a questo panorama ineguagliabile. Pienamente soddisfatti, riprendiamo il programma stabilito e scendiamo a Puerto Natales, la tappa giornaliera più lunga in assoluto. Ci trattengono solo la colazione servita con vista sul mare, e la visita del relitto Amadeo, arenatosi sulla spiaggia di San Gregorio, che dà sullo Stretto. A Punta Delgata siamo fortunati: le acque sono calmissime e il traghetto salpa puntuale per la Terra del Fuoco.
Il prossimo ed ultimo grande obiettivo è arrivare al “Fin del mundo”.

L’estasi di sorpassare gli obelischi di Ushuaia, città più australe del mondo, è degna di un momento epico che ognuno ricorderà per tutta la vita. Al Parque Nacional Lapataia tocchiamo con mano il cartello “Bienvenidos al fin del mundo” con enormi sorrisi e foto-ricordo che incarnano la realizzazione di un sogno. Celebriamo il tutto con una tavolata imbandita di frutti di mare, pesce fresco e granchio reale, con il sole alto in cielo anche se sono ormai le 22:00. La posizione centralissima del nostro hotel, che custodisce le moto fino al pomeriggio, consente a tutti di girovagare per le più belle vie della città, a caccia di regali, collezionando ulteriori ricordi. Successivamente, risaliamo a Río Grande per abbreviare il tragitto finale e offriamo l’ultima cena in questa particolare città, massimo tributo esistente ai caduti della “Guerra de las Malvinas”: isola appartenente al Regno Unito, ma rivendicata dall’Argentina, per la quale si combatté un aspro conflitto militare nel 1982.

Superata la dogana cilena, guidiamo lungo lo Stretto di Magellano fino a raggiungere Porvenir: la lunga traversata per Punta Arenas garantirà a tutti del meritato riposo, prima di riconsegnare le moto e prepararci per il volo di ritorno di domani.

La Patagonia è una terra selvaggia ricca di bellezza e sorprese. In questa edizione abbiamo avuto a che fare non solo con gli agenti atmosferici, ma anche con disagi fortuiti che hanno reso la viabilità più difficoltosa. Non da meno sono stati gli inconvenienti alle moto e le cadute che hanno messo alla prova i partecipanti, ma il grande affiatamento ha reso quest’impresa l’ennesima a lieto fine.

Il viaggio è andato decisamente bene, sono estremamente felice di aver permesso ai ragazzi di portare a termine quest’esperienza con successo e, onorato di averli guidati fino alla “fin del mundo”, mi auguro di averli ancora con noi per scoprire assieme un altro dei 70 Paesi che compongono il nostro repertorio!

“Avventura” significa inevitabili imprevisti, proprio questi la rendono tale, la chiave sta nel saper fornire sempre la soluzione. Chi viaggia con Ride True ADV non sceglie l’utopistico infallibile, ma la miglior competenza possibile a propria completa disposizione.

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PREMIUM

Patagonia e Terra del Fuoco

Durata: 16 giorni
Confermato a: Gennaio/Febbraio 2025
Da€8.900
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